Studiare un intero pomeriggio latino, fino all’esaurimento e senza riuscire a studiare per benino, per poi arrivare il giorno dopo a scuola e scoprire che la prof si è ammalata.
Che fare?
Mi incazzo perchè potevo prendermela comoda e magari avvanttaggiarmi pure qualcos’altro, oppure essere contento perchè la prossima volta sarò più preparato?
Nel dubbio, lascio perdere.
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Mese: Gennaio 2007 (Pagina 1 di 2)
Eh si siori, dovrò aprire anche io una mia linea di negozi. E quale nome usare per la mia nuova griffe, se non quello di Luigi Vuittone (Nily docet)?
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Eccolo, è lui! E’ KlipFolio! Ed ha spodestato la DesktopSidebar!
Sembra arabo? Invece potrebbe essere interessante. Io una letta a questo post glie la darei, poi fate voi…
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Settimana intensa. Anche troppo. Tanti fatti, decisamente troppi per lasciarmi il tempo o la voglia di scrivere sul blog. E la settimana non è ancora tecnicamente finita, il che significa che ancora può accadere tutto ed il contrario di tutto.
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Ho voluto ritagliarmi questo spazietto dallo studio, per scrivere due righe su ieri sera, anche perchè se non lo faccio oggi, probabilmente poi non avrò tempo.
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Eccomi di ritorno da una giornata dubbia. Dubbia, perchè difficilmente classificabile tra quelle “da cestinare” o tra quelle da tenere.
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Avevo promesso di parlare del passato e del futuro, beh, eccomi qua.
Non che sia molto ispirato, ultimamente non ho molto da scrivere, e a dirla tutta, è un bene.
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Salve, sono proprio io! Luigi!
E sono ancora vivo!
Ancora!
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Questo non era nel programma. Un post per te non c’era davvero nella mia lista delle cose da fare. Ma si è reso necessario, visto che non vuoi incontrarmi e non vuoi sentirmi. Però il mio blog lo leggi, posso scommetterci quello che vuoi. Non ha senso questo, e lo vedi da te immagino, però è così. E allora l’unico modo che ho per dirti quello che voglio, è scriverlo qua, in modo che lo leggano tutti.
Sono sempre stato contrario a fare troppa pubblicità, ma se l’unica possibilità è questa, non mi tirerò indietro.
Io ho provato tutto. Tutto quello che avevo da provare, l’ho provato. Non c’è una strada che ho lasciato intentata. Progressi non ce ne sono stati. Cosa ci ho guadagnato? Ho passato altri mesi a farmi domande, a chiedermi se fosse giusto così, dove sbagliavo, che cosa facevo di male. Ho chiesto consigli agli amici, ma né io né il nostro cumulo di cervelli è stato capace di interpretare te e le tue azioni. E io ho inghiottito e lasciato correre, ho fatto come dicevi tu, e mi sono adattato alle tue decisioni. E mi sono anche stufato, tra le altre cose. Adesso cambiamo regime, e non mi interessa se tu vuoi fare o meno come dico io, mi basta che sia io a farlo.
Sono stanco dei tuoi improvvisi e repentini cambi di umore, e dei tuoi cambi di idee. Che una cosa va bene un momento, e il momento successivo Dio solo sa, se va bene o meno. Non puoi fare così con me, l’ho tollerato fin troppo a lungo. Non puoi pretendere che io stia ai tuoi comodi, che stia ad ascoltarti seduto e scodinzolante quando hai voglia di parlarmi, e quando non ne hai, accettare che di lì in poi posso anche essere morto. Non puoi pretendere che quando ti va, io devo essere pronto ad incontrarti, mentre tu puoi permetterti il lusso di dettare come dove e quando vederci. Ed oltretutto, quando più ti pare e piace, puoi decidere a tuo insindacabile giudizio di rispondermi o meno, di salutarmi o meno. Quasi fossi un cane. Invece non sono un cane, non sono al guinzaglio, non rincorro palline se me lo chiedi. E non puoi neanche pretendere che ti corregga i compiti di Inglese. Non solo, questo non dovresti neanche pensarlo.
E’ una mia fissa, certo, da bambino delle elementari, aggiungi.
Ma siamo seri? Metti un po’ da parte l’orgoglio da caprona (come me, per carità), e pensa un attimo. Mi dici che dobbiamo parlare, e poi dopo un po’ “non ne hai più voglia”, però la voglia di farti correggere il compito di Inglese c’è, eccome. E rimandi a domani il discorso. E se domani fosse tardi? “Non ti importa”. Bella roba. Te ne sbatti proprio. Sono contento.
No perchè, siccome io sono quello speciale, quello che ha sempre il lusso di fare lo stronzo, e di mettersi su un gradino tutto suo tra l’amicizia e l’amore, allora tu te ne sbatti le palle se domani fosse troppo tardi per parlare con me.
Beh allora sarai felice di sapere che, sì, domani sarà troppo tardi.
Non ne posso più di passare serate a farmi seghe mentali,e di perdere il sonno, condannato all’apatia più assoluta. Non ne posso più di campare in questa bolla fuori dal tempo e dallo spazio in cui sono finito. Non ne posso più di litigare un giorno sì e uno no con te. Non ne posso più di non riuscire a concentrarmi perchè tu spunti nei miei pensieri dal nulla, e da lì in poi mi impedisci di ragionare. Non per una persona a cui “non importa”.
Non è questa l’amicizia che io avevo promesso di mantenere. C’è qualcosa che non va, e io ci ho perso mesi per cercare di capire che cosa fosse, senza riuscirci. Sarò io, non lo so. Ma non intendo stare male ancora.
E siccome tanto la colpa e sempre è comunque la mia, stavolta almeno voglio prenderla tutta sulle mie spalle, me la prendo e me la tengo stretta.
E so che stanotte piangerò ancora, ed anche domani e dopodomani, e non so per quanto tempo, ma mi serve di prendere una decisione. E siccome a te non importa, allora basta. Basta davvero.
Forse è il caso che io e te non ci sentiamo per un po’.
Non so se questa sia la soluzione giusta, ma io ho bisogno di riprendermi la mia vita e se devo stare ogni due giorni a litigare con te, non ci riuscirò mai.
In un modo o nell’altro quello che volevo dirti, sono riuscito a dirlo, ed immagino che tu sia finita col leggerlo. Non so se tu abbia ancora qualcosa da dirmi, io ti ho mandato un mms lunghissimo, e ti ho scritto anche un post, visto che parlare con te è diventata un’utopia.
Ma se neanche ora hai qualcosa da dirmi, non posso farci niente.
Mi dispiace per come è andata, e mi dispiace di chiederti di non cercarmi, non credere che ci provi gusto. Non era così che volevo andasse a finire, e non sarei mai voluto arrivare a questo. Ma io non riesco a trovare nessun’altra soluzione.
Se ne hai una tu, ti prego, dimmela, potrebbe essere quella giusta, ma se non hai nient’altro da dirmi… Allora mi dispiace davvero, davvero molto. Ma dovremo salutarci per un po’.
Che tu lo creda o no, ti voglio bene, e sto ancora piangendo, come più o meno dal primo paragrafo.
Rif.
Era un po’ di tempo che avevo in mente di mettermi a fare l’archeologo, armarmi di tutti gli strumenti necessari, scendere sottoterra, nel seminterrato, ed iniziare a scavare nel passato dei due hard disk del vecchio computer, per recuperare qualche reperto in mezzo a tanta fuffa(TM).
Oggi l’ho fatto.
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