Versione in ricostruzione

I matematici: un articolo che non va da nessuna parte.

Ho ripreso a studiare per l’esame di Analisi II, come avrete intuito, ed ecco che mi tornano alla mente alcuni dubbi sui matematici che questa volta ho intenzione di investigare. Benvenuti nella nuova serie “Cosa ne penso io di quello che ne pensano gli altri”.

I matematici sono delle persone strane. Anche gli informatici lo sono, anzi, probabilmente anche di più. Però i matematici hanno delle loro fisse che non gli toglierà nessuno.

Io come informatico ho la fissa del desktop in ordine, pulito lindo e libero da icone. Poi, essendo disordinato, faccio una fatica mortale per mantenerlo tale, però mi piace così, e non do fastidio a nessuno se tengo il desktop bello pulito, e poi me lo rimiro da solo, compiaciuto e soddisfatto, dicendo tra me e me “Che bel lavoro”.

I matematici invece hanno la cifra (notare il fine gioco di parole) di complicarsi l’esistenza. Si divertono da morire in mezzo a formule complicatissime utili per calcolare l’area di qualche improbabile figura geometrica con cui nessuno (e dico nessuno) si è mai imbattuto nella vita neanche per sbaglio. Ma se non altro calcolano. Voglio dire, per lo meno un fine nobile ce l’hanno. Alla fine del loro ruminare simboli, ottengono un risultato. Il fatto che poi spesso non ci facciano niente, è un altro conto, intanto l’ottengono. Diversamente dai professori di latino, ad esempio. Perchè loro ti fanno sudare per almeno cinque anni ad imparare le declinazioni ed i tempi verbali, e poi quando ti mettono sotto al naso qualche versione di quelle vere, ti rendi conto che tutto quello che hai studiato in realtà è ben poco utile, perchè ognuno in latino scrive come cazzaccio gli pare. E dunque ti sbatti pomeriggi interi a studiare cose che avranno una limitata utilità nella tua vita da studente, ed una ancor più limitata (qualcuno ha detto inesistente?) utilità nella vita fuori dalla scuola. Con la sola eccezione di quelli che se ne vanno a studiare lettere antiche con lo scopo di insegnare ancora latino, ma questo è un cane che si morde la coda.

Ne ho sentite tante sull’utilità del latino: che serve per la logica, che serve per la matematica, che serve per l’italiano, che serve per il tedesco, che fa bene per la cellulite… Non sono riuscito a trovare riscontro nella mia piccola esperienza di vita, a nessuna di queste cose.

Il fatto che il latino serva ad allenare la logica è vero fino ad un certo punto. Lo dimostra il fatto che tutti i rigidi schemi che ti fanno imparare e che sulla carta (del libro) si incastrano alla perfezione, poi sulla carta (del compito) non tornano mai, per il sopracitato fatto che in latino ognuno scrive come cazzaccio gli pare, e ci sono millantamila regole e sovraregole ed eccezioni nascoste.

Che il latino serva per la matematica, mi sembra ancora più pittoresco. A meno che qualcuno non sia così masochista da volersi leggere scritti di matematica in latino, non ci ho visto niente di latineggiante in matematica. Alcuni ipotizzano che serva per allenare la logica matematica, e quest’ipotesi è ancora più pittoresca. E’ come se per allenarsi nella corsa ad ostacoli la gente gareggiasse al tiro al piattello. Cazzo c’entra il tiro al piattello? “Eh, serve per migliorare i riflessi”.

Se davvero ci fosse bisogno di allenare la logica matematica, basterebbero dei bellissimi problemini di matematica. Quanto li adoro. Sono dei piccoli enigmi da risolvere. E voi sapete che adoro risolvere enigmi. Tutt’al più posso capire che serva il greco, per la matematica.

Sì perchè ai matematici (a dire la verità volevo parlare solo di loro, ma questo articolo ve l’ho detto che non va da nessuna parte) le 26 lettere dell’alfabeto (considerando quello Inglese) stanno proprio strette, ed allora oltre a condirle con apici, pedici, indici e segni, oltre a scriverle maiuscole o minuscole, oltre ad inventarsi simboli tutti loro, recuperano anche le lettere dell’alfabeto greco. Non ci sono, nella matematica che ho studiato sin’ora, situazioni in cui sono state necessarie oltre 26 variabili in gioco, quindi non vedo l’utilità di andare a resuscitare le lettere dell’alfabeto greco. A che servono? Ne abbiamo ventisei, prima di andare a dissotterrare quelle greche, sfruttiamo le nostre!

Nossignore, ce ne fossero anche tre in gioco, una di quelle deve essere greca. Perchè? Per quale motivo? Perchè è fashion? Quei caratteri sono belli da vedere? Più comodi da scrivere? Non lo so, a me sembra che i matematici al greco ci siano affezionati: non gli serve davvero, però è consuetudine metterlo in mezzo. Come odio le consuetudini.

Quello che invece ottengono, loro malgrado, è che quei simboli contribuiscono a dare alla matematica quell’aspetto incomprensibile che a prima vista spaventa. E non solo! Come ci si comporta nel caso sbucasse fuori dal nulla una lettera greca di cui non si conosce la pronuncia? La si omette? Come si fa a ragionare su qualcosa di cui non si sa neanche il nome? Non è un aspetto così secondario, la comprensione di una formula richiede di saperla almeno leggere! E non è sempre così facile! Il problema si può ovviare dandole un soprannome: “Questo svolazzo qua lo chiamo fuffo. Fuffo di ics…”. La cosa risolve il problema finchè resta ad uso personale, quando si tratta di parlare in pubblico potrebbe provocare figuracce.

I matematici poi, sembrano provare un gusto masochista particolare nel complicarsi l’esistenza (nel paragrafo successivo vi spiego perchè). Cosa che a me sta benissimo, se vogliono possono farlo liberamente… Ma nel momento in cui il loro gusto del complicato intacca la mia vita, comincio a non trovare più troppo giusto quello che stanno facendo.

I matematici (ed in questo caso parlo degli illustri, quelli che scrivono libri e dispense, e che ne capiscono sicuramente più di me) sono troppo abituati a scrivere in matematichese (o forse in greco) e per questo a volte si scordano come scrivere in Italiano. Sono incappato svariate pagine scritte letteralmente coi piedi. E pure cogli occhi bendati. Paragrafi che ho dovuto rileggere più e più volte per riuscire a decrittare, scritti in modo così esageratamente complesso, per il solo piacere di dire tutto quanto, tutto insieme, in un solo periodo lungo trentasei righe. Quello che c’era scritto era anche di facile comprensione, una volta srotolata la frase e rimessa nell’ordine naturale… Ma la domanda è: perchè non è stata scritta così, come risulterebbe più naturale?

Semplice, perchè anche i matematici (in Italiano) scrivono come cazzaccio gli pare! Capito adesso a cosa serve il latino?

(Post senza conclusione, sono tre giorni che tento di finirlo decentemente, e i post dopo tre giorni puzzano, quindi beccatevelo così com’è.)

Nessun professore di latino è stato maltrattato durante la stesura di questo post.

Nessun matematico è stato integrato durante la stesura di questo post.

Dedicato alla matematica Ferronla ed a suo fratello Ferronmi, che mi hanno aperto il mondo degli integrali, che spero di chiudere il 2 settembre. E dedicato anche a Tito, perchè no?

9 commenti

  1. Nily

    ahahha, mi hai fatta srotolare come un papiro dalle risate!!!

    I postumi del liceo linguistico che abbiamo in comune, vedo, ci hanno molto influenzati sul modo di vedere le cose nel mondo universitario, per quanto sia diverso l’ambiente che frequentiamo.

    Posso dirti con certezza che una cosa il latino me l’ha insegnata: la rassegnazione. Ci saranno, infatti, sempre cose che l’essere umano non può, per sua natura, fare. Egli infatti non è onnipotente e deve arrendersi davanti alcune barriere linguistiche.

    Tradurre il Satyricon e, nella fattispecie, il tratto della Coena Trimalchionis mi ha insegnato che forse un po’ di grammatica latina serviva anche agli stessi scrittori latini, e questo adduce una semplice conclusione: siamo italiani e dobbiamo, per il bene delle civiltà che verranno poi, impegnarci ad utilizzare l’italiano nella sua forma più comprensibile!

    Il greco e i matematici sono un mondo che si gira attorno da solo.
    Perchè pensi che i dottori scrivano come cani? Per non far capire ai pazienti cosa hanno scritto. Ed ecco il punto cruciale: tu sei informatico. Secondo un matematico sei un uomo deviato dalla modernità. Quindi RAUS, a cuccia, o ti studi il greco e ti sbatti cento ore al giorno dentro casa a tradurre le frasi del libro, oppure non sarai mai un informatico-matematico, ma solo uno che aveva un sogno, tipo il sogno americano!

    dopo 3 giorni i post puzzano e dopo 3 minuti lo fanno anche i commenti!
    baciotto informatico mio!!

  2. MasterHand

    Eeeee…ma che ti pretendi dai matemagici? La matematica è piena di contadini sbadati: cìhanno 275 mele e ne perdono 1/3 poi ne ritrovano 1/2 del 2% che gli erano cadute…E’ naturale che si stufino del solito contadino idiota, meglio un fattore idiota o un grossista o una mucca. :mrgreen:

    Neanche questo commento va da nessuna parte… perchè dovrebbe percorrere una strada con troppe mele sparse per il tragitto

  3. mikiplus

    ferronmi è onorato di essere stato citato… riguardo a ferronla verrà informata a riguardo al più presto… chissà magari poi avrà qualche consiglio da poterti donare in matematichese… 🙂

  4. Corrado

    Da quello che hai scritto si evince che hai conoscito qualche matematico ma che non sai nulla della matematica!
    Pensi che i veri matematici si trastullino con i problemini come li chiami tu?
    Non è così, come in tutte le categorie ci sono i buoni e i cattivi, i buoni però sono sempre in numero molto minore dei cattivi…purtroppo.
    Sfortunatamente i matematici sono pochi e quindi i buoni matematici sono pochissimi per cui è molto poco probabile che tu abbi conoscito un vero matematico da che ne viene che la tua opinione sui matematici è poco attendibile (molto poco).
    Ciao

  5. Paolo

    Ciao,
    la lingua latina, a mio modesto parere, la si (dovrebbe) studiare con la stessa motivazione dello studio di quelle attuali: per relazionarsi con un altro essere umano. Vivente o defunto che sia.

    PS: siamo colleghi, sono un informatico anche io e ti capisco riguardo i matematici (almeno per quanto riguarda l’insegnamento della disciplina nelle scuole ‘del regno’) :mrgreen:

  6. Luigi

    Colgo l’occasione per rispondere a te e a Corrado, visto che sono stato per un po’ di tempo senza computer.
    Andando con ordine:
    Caro Corrado, di matematici ne ho conosciuti diversi, e purtroppo tutti quelli che ho conosciuto fin’ora hanno evidenziato le caratteristiche di cui ho parlato l’articolo.
    Non avendoli mai frequentati oltre l’orario di lezione però, non so davvero se passino il loro tempo a risolvere problemini (cosa che non credo, e che in effetti non ho neanche scritto).
    Il fatto che io non abbia conosciuto mai un buon matematico sarà sicuramente vero, ma questo non può screditare le mie opinioni sui matematici perchè visto che la probabilità di imbattermi in matematici “buoni” è bassa, è normale che io ne parli in modo negativo… Poi che c’entra, le mie sono comunque opinioni di un illustre signor qualunque!
    Non è comunque detto che le mie idee restino queste, anzi, spero di potermi presto ricredere ritrovandomi come docente un buon matematico, in qualche corso futuro! 😉

    Veniamo a Paolo!
    Ho letto con interesse, oltre al commento, anche l’articolo sul tuo blog, e devo dire che ci sono anche altri diversi post che vorrei spulciarmi per benino, perchè ad una prima occhiata credo che ci siano diverse cose su cui sarei d’accordo.
    Comunque, neanche vedendo il Latino con lo stesso occhio con cui ho studiato le altre lingue (perchè ho fatto il Liceo Linguistico e di letterature ne ho dovute sopportare parecchie!) riesco a cambiare idea.
    L’idea di usare il latino per relazionarsi con altri esseri umani vivi o morti che siano è poetica e devo dire che mi piace, ma non mi sembra abbastanza. Poter apprezzare le opere latine in lingua originale è sicuramente un altro paio di maniche rispetto a leggerle in traduzione, però anche con questa spiegazione l’utilità della lingua al giorno d’oggi inizia e finisce sopra una versione.
    (Poi potremmo citare gli aneddoti che ho sentito raccontare da diverse prof. di latino, che sostenevano di aver incontrato un’altra insegnante di qualche altro paese, e di aver scambiato qualche parola in latino perchè era l’unica lingua comunque. Ma siccome questa storia è molto diffusa, comincio a sospettare si tratti di una classica leggenda metropolitana… 😀 ).

  7. Paolo

    Ciao Luigi !
    Il mio articolo non era una critica verso di te, eh :mrgreen: Concordo con quanto hai scritto; la mia era rivolta a chi vede una utilità dello studio del latino, nello scuola, oltre alla traduzione 🙂

  8. alex

    purtroppo i matematici sono pochi e i veri matematici ancor meno, è questo il motivo per il quale pochi riescono a poter capire l’essenza dei veri matematici. Tutti pero’ si sentono in diritto di dire peste e corna dei matematici che non possono conoscere appunto perchè pochi e perchè anche per il fatto che non sapendo di matematica non possono dare dei matematici un ritratto esaustivo e men che meno esauriente.

  9. rocco

    L’articolo è abbastanza reale, sopratutto per i matematici che sbagliano l’italiano, io sono uno di quelli, pero’ vorrei dire qualcosa in piu’, dall’esterno la matematica o i matematici sembrano persone dedite solo a trovare un risultato o qualche calcolo, ma la vera natura del matematico, e che loro non accettano le cose cosi’ come le vedono hanno bisogno per loro essenza di capire perchè avvengono e da dove provengono, la matematica è arte, solo cosi’ potrai comprenderla, e forza piu’ grande che ha la matematica, e che a noi matematici ci basta 1 penna e 1 foglio per poter capire come è fatto l’universo.

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