Di solito inizio a scrivere sapendo più o meno dove vado a parare, ma ultimamente non mi riesce. Sento il bisogno di scrivere, di liberarmi un po’, ho delle idee per delle cose da scrivere che potrebbero impegnarmi anche per un po’ di tempo e portarmi qualche soddisfazione. Nonostante tutto, non riesco a combinare niente, perché non voglio scrivere di quegli argomenti, ma di altri. E gli altri argomenti non so neanche da dove iniziarli.

Spesso tutto quello che ho è una sola frase. Un pensiero strano, un concetto, un’idea. Una volta ero anche capace di mettermi a scrivere partendo solo da quello, tirando comunque fuori qualcosa di decente… Ma non mi riesce più molto bene neanche quello. Questa volta per esempio ho una domanda che mi ronza in testa, da mesi, ma da sola non basta a fare niente e non so se riuscirò ad accompagnarla con altre frasi degne di nota. Non perché debbano risultare belle insieme, ma perché vorrei mi servisse a qualcosa… Altrimenti, che scrivo a fare?

La domanda che mi disturba questi giorni è “sarà mai come prima?”.

Sono passati diversi anni ormai e penso di aver fatto un buon lavoro su di me. Ho ripreso il controllo della mia vita, sono mentalmente stabile, per quanto possa esserlo una persona della mia età, ho degli hobby e un sacco di amici. Beh diciamo abbastanza amici.

Non che abbia mai smesso davvero completamente di fare tutte queste cose, ma se non altro ho ripreso a farle con più costanza, con gusto, senza la perenne sensazione di desolazione e vuoto che mi accompagnava nel farle. O nel non farle. Insomma, mi sono ristabilito, prima che questo ultimo anno o giù di lì vanificasse tutte le conquiste dei tre che l’hanno preceduto.

Durante quei tre anni sono persino uscito con qualche ragazza. Per carità, poche, molto poche, perché alcune cose non cambiano mai, ma intanto ci sono uscito. Ma non è andata bene. Perché alcune cose, non cambiano mai.

Potevo uscire con la ragazza più dolce che potessi aver mai conosciuto, o con la più bella con la quale avessi mai parlato, con quella che più mi coinvolgeva per un verso o per un altro, ma nonostante tutto, per qualche motivo, una sinistra sensazione tornava tutte le volte a farmi visita. Una sensazione imprecisata, un dubbio impronunciabile, insinuatosi attraverso la prima crepa che inevitabilmente ogni relazione porta con sé. La prima discussione, la prima incomprensione, la prima parola fuori posto, il primo silenzio, la prima stranezza, e in un secondo, il dubbio era lì, dietro gli altri pensieri. In fondo, sempre presente, ma mai visibile per intero. Ma un’ombra, uno scorcio, un angolino era sempre lì dove il mio sguardo poteva vederlo.

Purtroppo quando vedo qualcosa, difficilmente riesco ad ignorarlo. È questo il motivo per cui ogni tanto cambio telefono, anche se quello che ho potrebbe funzionare ancora, senza problemi: perché scopro di aver graffiato lo schermo. Non sopporto le imperfezioni. Loro lo sanno e mi vengono a tormentare.

Alcune delle parole che mi tormentano, sono quelle di un collega. Lui le disse per tirarmi un po’ su di morale, o almeno per provarci, ma il risultato purtroppo non fu quello atteso.

Anche la mia prima relazione seria non finì bene, Ero distrutto, ma ne uscii fuori. E ne uscirai anche tu. Quelle successive furono diverse: sapevo che non avrei permesso più a nessuna ragazza di ridurmi in quel modo. Si ama ancora, ma diversamente. In fondo, hai sempre la consapevolezza che puoi comunque venirne fuori, che sopravviverai qualsiasi cosa succeda.

Il collega

Non che mi piaccia l’idea di rischiare di cadere di nuovo così in basso per colpa di un’altra persona e dell’influenza che questa potrebbe avere su di me e sulla mia vita, non che voglia provare il brivido del rischiare tutto ogni volta, non che cerchi il pericolo… Però il collega ha ragione: non è come prima. Manca qualcosa. E non mi piace la sensazione di quando manca qualcosa.

Cerco di non farci caso, cerco di non dargli peso, cerco di pensare ad altro, ma non c’è niente da fare: non riesco a liberarmi dal pensiero fastidioso che qualcosa non sia al suo posto. Dopo di questo pensiero, subito segue lo sciame delle domande senza risposta: di chi è la colpa? Non è la persona giusta? Ho qualche dubbio su di lei? Non è la persona per me? Non c’è quell’alchimia alla quale mi ero abituato e che ora cerco invano in altre donne? O forse, magari, sono io? Magari sono io che non sono più lo stesso? Forse non sono più in grado di lasciarmi andare in una relazione? Forse non riesco a sentire le stesse cose, e potrò cercare in lungo e in largo, senza mai essere in grado di provare di nuovo le stesse sensazioni? Sarò mai in grado di amare ancora?

Vale la pena lo stesso, quando senti che qualcosa non va? Quando senti che manca qualcosa, senza neanche sapere di preciso che cosa sia? È una mia suggestione? O forse è paura? Conviene lasciar perdere o insistendo si arriva da qualche parte? Ed è un posto dove valga la pena arrivare?

Forse i rapporti umani non fanno per me. Forse mi sto incaponendo a voler per forza fare qualcosa che non è per me, non è nel mio destino. Forse sto cercando di scalare una montagna più grande di me. Forse farei meglio a lasciar perdere.

In attesa di scoprire la risposta, mi trascino un’altra settimana.