Dovrei essere un esperto ormai, su come si sbaglia.

L’ho fatto un sacco di volte, so come funziona. Potrei anche farci sopra qualche presentazione per un seminario interessante. Un bel vademecum su come si sbaglia.

Nel mio piccolo, ho visto fare così tanti sbagli, che pensavo anche di poterne evitare tanti, avendo visto come si fa a farli.

Ebbene, prevedibilmente, mi sbagliavo.

Credevo che tutto questo mi avrebbe sconvolto di meno. Credevo che l’avrei superato scrollando velocemente le spalle, come ho imparato a fare alle lezioni di salsa. Non so come ho fatto a sottovalutare così tanto la cosa. O forse, un altro modo di porre la domanda è che non so come ha fatto a colpire così forte, nonostante mi aspettassi che succedesse, nonostante mi fossi preparato a subire il colpo, più o meno come fa uno stuntman, che praticamente di lavoro prende schiaffi.

Non solo pensavo di sapere quanto male avrebbe fatto e quando a lungo sarebbe durato, ma contavo pure sul fatto che succedesse, perché, mi dicevo, sarebbe stato meglio se fosse successo così, piuttosto che a parti invertite, perché io avrei saputo incassare meglio il colpo.

Forse questo è vero, magari sarebbe stato veramente peggio, se fosse successo a parti invertite, così come in effetti ho avuto modo di vedere circa un anno fa, quando mi sono trovato più o meno a dare io a lei la stessa notizia.

Ricordo il silenzio che è seguito alle mi parole e ricordo che ho dovuto fermare la macchina per cercare di arginare il suo pianto incontrollabile, ritardando la nostra partenza per una giornata al mare che non ho dubbi di averle completamente rovinato. Ricordo di essermi sentito un mostro, per aver provato ad inseguire la mia felicità.

Se non altro, magra consolazione, ho avuto una reazione molto più composta. Ho preso il colpo in pieno, barcollando leggermente di lato per ritrovare l’equilibrio. Poi mi sono rimesso in piedi, in un attimo. Visto? Niente.

Neanche per idea. Sono giorni che ci penso, consumato da un’immotivata gelosia, alternando momenti di apatia completa a momenti di profonda solitudine. Complice il caldo infernale, mi ritrovo privo di forze a fissare il vuoto, interrogandomi sul da farsi, senza una risposta.

È un sacco di tempo che non mi sentivo così e non pensavo certo che mi ci sarei sentito per lei. Lei che io stesso avevo rifiutato, un anno prima. Lei alla quale, con il massimo tatto che fosse possibile usare per comunicare una notizia simile, avevo per prima detto quando ho iniziato a frequentare un’altra persona. Lei che mi ha raccontato tutte le sue disavventure, così come io le raccontavo tutte le mie.

Lei che ininterrottamente da quasi due anni è parte di tutte le mie giornate. Primo ed ultimo messaggio, mattina e sera. Lei che cerca il mio aiuto quando la vita è troppo difficile da affrontare. Lei che mi ascolta e sostiene tutte le volte che ho bisogno di sfogarmi, o di una spalla su cui appoggiarmi.

Ho sperato davvero che trovasse una persona prima di me, perché non avrei avuto il coraggio di darle di nuovo quella notizia, di portarle di nuovo quel dolore. Allo stesso tempo, il nostro rapporto così stretto sarebbe stato difficile da conciliare con qualsiasi relazione.

Se fosse successo a lei però, per me sarebbe stato più facile da gestire, pensavo, perché io sapevo cosa sarebbe successo e mi sarei potuto preparare a gestire le conseguenze. In fondo, l’ho già fatto un sacco di volte.

Sapevo che sarebbe tutto cominciato con una “buonanotte” mancante all’appello. Comincia sempre così. Sapevo che sarebbe seguito un periodo turbolento, in cui giornate vuote avrebbero interrotto il nostro flusso di messaggi, come non era mai successo.

Sapevo che sarebbe mancata ad alcune serate del nostro gruppo di amici. Sapevo che avrebbe smesso di ballare, o che comunque avrebbe smesso di farlo con me. Sapevo tutto, e pensavo che io sarei stato più bravo di lei a gestirlo.

Sbagliavo.

Mi rendo conto che non so affatto come fare a gestirlo. Mi rendo conto che non so che cosa succederà, a parte il fatto che il rapporto con una delle persone più importanti del mio presente rischia di doversi ridurre a livelli che io non posso accettare.

Mi rendo conto che non ho molte alternative, che non c’è molto che io possa fare senza rischiare di accelerare la deriva che intravedo all’orizzonte, o peggio ancora rischiando di peggiorarla.

Mi rendo conto di non essere pronto a fare a meno di lei.