Sono le una passate. Dovrei essere a letto. Perchè sono qui a scrivere?

Perchè non sono al caldo sotto al piumone? Ho perso ingenti somme di monetine a carte con i miei amici, ancora non basta?

Evidentemente no.

Sono tornato da una serata tra amici. Ho perso euro su euro nei classici giochi natalizi. Lo Zio è stato mio compagno di perdite. Diciamo mio maestro di perdite.

La mia filosofia in questi giochi è di non sapere con quanti soldi inizio a giocare, così non potrò mai sapere quanto ho perso di preciso. Perchè tanto di vincere non se ne parla.

Proprio prima di andare, parlavo con lui del blog, e ridendo mi diceva che sono oltre 15 giorni che non scrive un post, e poi aggiungeva “tu in quattro giorni l’hai riempito, io non c’ho niente da scrivere”.

“Beato te” rispondevo io. E’ una fortuna non avere niente da scrivere sul blog. Non significa necessariamente che tutto vada bene, ma per lo meno vuol dire che niente va troppo male.

Finito questo discorso, se ne tornava a casa, e poco dopo io accettavo volentieri il passaggio di una mia amica, tanto per non fare a piedi da solo quei pochi passi per tornare a casa.

Che mi ci voleva a tornare a piedi? O ad andarmene insieme allo Zio, cinque minuti prima? Niente, ecco cosa ci voleva. Invece no. Sono andato via cinque minuti dopo e ho accettato il passaggio. E in quei 45 secondi di auto c’è stato il tempo alla radio di mettere tradirefare di Giorgia. E sono bastate tre note a farmi pentire di essere salito su quella macchina.

Fortunatamente, prima della settima parola ero già sceso, e avevo chiuso lo sportello, poi mi sono incamminato sul vialetto di casa, e guardando in cielo ho concluso a voce alta che il destino e senza ombra di dubbio una gran testa di cazzo.

E mentre accendevo il computer per scrivere questo post, nel silenzio assoluto, risuonava quella canzone nella mia testa. E ogni nota era un ricordo che tornava a galla, sebbene pesante come un macigno.
Guardo il cellulare quasi scarico quì  vicino a me. E penso che forse è il caso di rifarle lo squillo che mi ha fatto stamattina, dieci minuti prima che accendessi il telefono.
O forse no.