Da piccolo lessi un libro per ragazzi favoloso. Un mattone di 700 pagine, ma così sconclusionato che il desiderio di scoprire cosa sarebbe successo dopo, superava la paura della lunghezza della storia. Si tratta delle “tredici vite e mezzo del capitano Orso Blu”.

In questo libro si racconta la storia di un orso colorato, abitante del continente Zamonia, e delle sue numerose avventure. Gli orsi colorati vivono molto a lungo, infatti hanno il triplo di vite dei gatti, ed il libro racconta quindi metà delle vite di quest’orso. In ciascun capitolo Orso Blu si ritrova in una situazione più strana della precedente: fa parte di una ciurma di minuscoli pirati, attraversa un deserto composto di zucchero nel tentativo di acchiappare una città vagante, studia per lungo tempo dentro una montagna, vive per un certo periodo dentro un tornado (ed anche dentro una testa) e molto altro.

Ho pensato spesso a quest’orso quando, ieri, ho conseguito la laurea magistrale, atto che più o meno conclude anche una delle mie “vite”. Anche se non so di preciso quante vite abbia un Luigi.

Di sicuro due vite le abbiamo concluse: la prima è stata la mia vita spensierata che è finita più o meno con l’inizio della scuola. Si tratta di quella vita in cui non sai un accidenti di niente del mondo, e gli unici impegni che hai sono i pasti ed il letto alle 10, la ginnastica correttiva e qualche pranzo con i parenti. Per il resto puoi fare quello che accidenti ti pare, il che consiste principalmente nel passare il tempo giocando (cosa che non fa schifo a nessuno).

La mia seconda vita è stata la vita da studente. Si è trattato di una vita molto lunga in effetti, se paragonata alla prima. Ho sempre preso molto sul serio lo studio, ed il motivo di questa scelta sarà argomento per un altro articolo, che voglio scrivere da un bel po’ di tempo. Fatto sta che la mia seconda vita si è conclusa ieri. Questo non significa che non voglia più imparare niente, al contrario, ci sono talmente tante cose che non so, che non vedo veramente l’ora di impararle! Il fatto che la mia vita da studente sia conclusa, significa principalmente che posso riappropriarmi dei venerdì sera, dei sabati, delle domeniche pomeriggio… Dei Natali, delle Pasque, delle estati e di tutti quei giorni o periodi di tempo di cui fino ad oggi non potevo godere praticamente mai. E significa anche che mi aspetta qualcosa di nuovo per la prossima vita, qualcosa che ancora non so, e che spero di scoprire presto.
*Nota: la vita che ho “regalato“, perché disegnata su una certa felpa viola, non fa parte delle vite terminate, né di quelle restanti. Si tratta di una vita ipotetica, che non è mai stata vissuta.