Versione in ricostruzione

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Macerie

Ho paura.

È un sacco di tempo che non torno qua. Sono diversi giorni che vorrei tornarci, ma ho paura. Ho paura di quello che troverò. Ho paura di come reagirò.

Ho paura.

Non sono mai stato una persona coraggiosa, al contrario. Credo che la paura abbia una grande importanza nel tenerci lontani dai guai.

Ho rispetto della paura, ma sono settimane che sento di aver bisogno di tornare in questo luogo di riflessioni. Ho paura di ciò che succederà, come l’ho avuta negli ultimi giorni, ma questa sera non ho nessuna scusa davvero buona per stare alla larga da qui.

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Urlare

Dirigersi, soli, in silenzio, lontano. Dove, non fa differenza, l’importante è che sia veramente lontano. Lontano da tutti, lontano da ogni forma di vita, lontano dagli amici, dai parenti, dai rompicoglioni, dai passanti. Lontano.
In mezzo ad un campo, o tra i sentieri tutti uguali di un bosco sconosciuto, dentro gli scavi di un cantiere deserto, o sulla cima di un monte, da cui poter guardare con distacco il resto del mondo, perché in quel momento il resto del mondo non conta niente.
Immergersi nei pensieri, soli, seguire il filo di ogni ragionamento, raggiungere il nodo in cui si intreccia col prossimo e ripartire da capo. E così, ancora e ancora, sapendo che non c’è via di fuga da quel labirinto di pensieri, consapevoli che la soluzione non può trovarsi in nessuno di quegli intrecci, su nessuno di quei fili, e quasi certamente neanche nell’insieme di quella confusione di nodi. Ricominciare da capo, raggiungere la stessa conclusione, e provarci lo stesso ancora, fino allo sfinimento.

Raggiungere lo sfinimento.
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Il treno della vita (Parte 2)

È passata una settimana dagli eventi raccontati nella puntata precedente. È stata una settimana strana e piena di messaggi, telefonate e pensieri, ma anche di eventi scollegati da questa vicenda. I più importanti finiranno in un altro articolo ancora (ve l’ho detto che me ne sono successe di cose!), per il resto, ecco com’è andata la storia.

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Imprevisti

Questo articolo non era previsto.  Il primo articolo dell’anno è un articolo che fa il riassunto dell’anno precedente, ed avevo in mente di posticipare questo articolo fino a fine Febbraio, facendo di fatto durare il 2012 un paio di mesi in più. Non era una brutta idea, il 2012 è stato un buon anno per me, poteva tranquillamente durare anche un anno e mezzo o due (?).

Però capitano gli imprevisti, ed ho deciso che il 2012 è finito quando sarebbe dovuto finire, ma l’articolo-riassunto è stato posticipato. Per ora una tastiera ed uno schermo bianco sono tutto quello di cui ho bisogno per sfogarmi un po’.

Oggi vi racconterò la storia del mio caro amico Michele.

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