Pensavo alla quantità di cose che mi è capitata in questi tre mesi dopo la laurea. Ne sono successe talmente tante, che mi è sembrato di essere sopra un treno lanciato alla massima velocità in qualche direzione ignota. In alcuni momenti avrei voluto sapere dove trovare il freno d’emergenza di questo treno impazzito, per andare a tirarlo ed avere un po’ di tempo per riflettere, per capire se volevo andare nella stessa direzione del treno oppure no. E mentre stavo ragionando su questa simpatica metafora, mi sono ricordato di Silvertear e di OutPhase, due ragazzi con cui chattavo su IRC una vita fa. Ancora prima di incontrarli, suonavano in un gruppo, i Sala 5, ed avevano scritto una canzone con la stessa identica metafora. Guarda tu che giro strano che ha fatto la mia mente.

In realtà il treno ha un’altra ragione di trovarsi come titolo di questo articolo, e cioè che dopo la laurea ho fatto alcuni viaggi con questo mezzo di trasporto. Neanche tanti in realtà, solo tre (e tutti nello stesso posto!), però sono stati tre viaggi a loro modo tutti importanti. Oggi vi parlo del primo.

Diversi mesi fa ho conosciuto, a mezzo Twitter, un’entità che si autodefiniva una ragazza (ma ormai sapete tutti che su Internet tutti sono uomini fino a prova del contrario). Ci siamo sentiti con frequenza praticamente giornaliera da Natale in avanti, ed è stata un’ottima compagnia nello stressante periodo conclusivo della mia carriera universitaria. Date le mie paranoie tendenze all’anonimato, per un po’ di tempo sono stato una persona senza nome e senza volto per lei, fino a che non mi sono convinto del fatto che in realtà non fosse l’account fasullo di uno spammer, e ci siamo scambiati foto e numeri di telefono. Sono anche stato invitato un paio di volte ad andare a Roma per conoscerla, ed in realtà non aspettavo che di essere sufficientemente libero per farlo, così appena c’è stata occasione, l’ho fatto.

Ero curioso, perché dalle nostre conversazioni si era rivelata una ragazza fuori dal comune e sembrava avere troppe buone qualità per essere reale. Così, non avendo impegni in grado di impedirmi di passare un weekend in giro, il 17 Marzo ho preso un treno di buon mattino, per andare a conoscere questa entità. Ero abbastanza agitato, perché conoscerci avrebbe potuto facilmente spezzare la magia (che poteva tranquillamente esistere solo nella mia testa) del nostro strano rapporto, e questo pensiero non mi metteva a mio agio. In fondo, una ragazza del genere, a Roma, non poteva essere single, e se lo era, non poteva rimanerlo a lungo, altrimenti doveva esserci per forza qualche fregatura sotto. Inoltre erano passati diversi anni dall’ultima volta che avevo preso un treno appositamente per andare a conoscere qualcuno conosciuto su internet, e non sapevo se sarei stato in grado di farlo di nuovo senza combinare qualcuno dei miei soliti casini o senza restare in silenzio per qualche minuto. O forse ora. Questi pensieri (ed una cena abbastanza fuori orario) mi hanno impedito di chiudere occhio per tutta la notte prima del viaggio. Una volta a Roma, l’entità si è rivelata veramente una ragazza, e di pregevole fattura: una nerd in piena regola. Non c’è stato nessun momento di freddo imbarazzo iniziale, anzi è stato come se ci fossimo conosciuti da sempre. Abbiamo passato una giornata piacevole, con qualche momento di perplessità da parte mia quando già a metà mattinata siamo finiti per qualche momento mano nella mano, senza che io abbia capito bene come fosse successo. Abbiamo girato per tutto il giorno a piedi e parlato ininterrottamente. Ci siamo seduti su una panchina per riscaldarci, abbracciati nel vento di una Roma più fresca di quanto la ricordassi. Abbiamo attraversando maratone e vari altri tipi di manifestazioni che quel giorno avevano deciso di concentrarsi lì, abbiamo riso, abbiamo scherzato, abbiamo preso qualche goccia di pioggia. Lei continuava a sentire freddo, e (in un maldestro tentativo di essere gentile), le ho prestato i miei guanti. È stata un’esperienza molto particolare. Si fissava continuamente le mani dentro a quei guanti evidentemente troppo grandi, e rideva da sola, come una bambina. A costo di sembrare stupido, le ho chiesto di fare una foto per ricordare quel momento, e ancora oggi sono contento di averlo fatto.

Un momento magico, una foto magica.

Un momento magico.

A metà pomeriggio, per riposare i piedi, ci siamo seduti su una panchina, a vedere una puntata di The Big Bang Theory che avevo sul tablet. Dopo di quello, ricordo solo di essermi perso per un’eternità, o forse due, nei suoi occhi azzurri. Quando sono riemerso da tutto quel blu, ci stavamo già baciando, e tutte le perplessità e le preoccupazioni che mi avevano tenuto sveglio la notte precedente erano andate a nascondersi da qualche altra parte, o forse erano affogate nel frattempo.

In quel momento il treno della vita sembrava più un trenino sulle montagne russe, giù per una discesa rapidissima che in realtà non durava più di qualche istante, pur sembrando molto più lunga. Ha parlato di presentarmi la sua famiglia, di cercare lavoro a Roma, di cambiare stato su Facebook, di come non le sembrasse vero che tutto ciò stesse capitando proprio a noi… Non ho mai ricevuto nel corso della mia vita, tanti complimenti ed attenzioni come quel giorno. E non lo dico per fare scena, se fossi riuscito a tenere il conto l’avrei potuto dimostrare! Ero incredulo quanto lei, e felice allo stesso modo. Il resto della giornata è stato indimenticabile come e più della mattina. Abbracci e carezze, risate e silenzi, sguardi, baci al sapore di cioccolato.

Sono tornato a prendere il treno con lei che non voleva neanche lasciarmi ripartire, che non voleva lasciarmi le mani, che non si è mossa dal binario ed è rimasta a fissarmi dal finestrino finché il treno non se n’è andato via nella notte di Marzo.

Quando i miei amici mi chiedevano cosa fosse successo o come fosse andata, io rispondevo loro con la stessa frase, che mi è saltata in testa quella stessa sera mentre ripensavo agli eventi del giorno, e che non se n’è andata fino alla domenica successiva: “O è completamente scema, oppure sono l’uomo della sua vita”.

(Continua…)

Il treno della vita ha le ruote consumate in fondo,

finestrini da cui vedere la tua meta che all’indietro scorre.

Il treno della vita non ha freni per un’emergenza,

se ti sembra corra troppo, va a cercare chi è il macchinista.